Claudio Giombi, Una vita in clessidra.
Incontro con l'autore a cura dell’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi”
Lunedì 23 settembre 2024 ore 17.30
Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”
Palazzo Gopcevich – Via Rossini, 4 – Trieste
Lunedì 23 settembre 2024, ore 17.30, il cartellone dei “Lunedì dello Schmidl” è dedicato alla presentazione della raccolta poetica “Una vita in clessidra” di Claudio Giombi (Ingraf, Milano, 2024). L’iniziativa si svolge nel segno della collaborazione tra il Civico Museo Teatrale 'Carlo Schmidl' e l’Associazione Triestina Amici della Lirica 'Giulio Viozzi'.
Allo “Schmidl” saranno la giornalista e scrittrice Nadia Pastorcich e il regista Oscar Cecchi a dialogare con il basso baritono Claudio Giombi che illustrerà il suo libro di poesie.
Dopo l'autobiografia “La mia strada nel bosco”, il basso baritono triestino Claudio Giombi ha ora raccolto i suoi “sogni” nel libro “Una vita in clessidra” (Ingraf, Milano, 2024, prefazione di Nazario Zanetti). Settantacinque anni in versi. Le prime poesie risalgono a quando Giombi aveva dodici anni. Momenti di vita, belli e brutti, che come la sabbia di una clessidra hanno percorso il loro tempo. I libro ripercorre il sentire dell'autore, facendo scoprire al lettore la sua essenza più profonda attraverso il percorso che l'ha portato a crescere sia come artista che come uomo. Il canto è il fil rouge di questa avventura, sempre avvolta dai sogni che ancora oggi Giombi porta con sé. «La scadenza del tempo è sempre più breve – spiega Giombi – perciò pubblico queste poesie e penso a cosa farò domani, senza rimpiangere ieri». In questo libro non ci sono solo poesie in italiano: l'autore infatti gioca con il nostro dialetto, riuscendo a restituire al lettore immagini di vita vera, a volte condite da un po' ironia. Una penna schietta, pura, capace di tratteggiare ciò che ci circonda con uno sguardo attento. Poesie, ma anche acrostici e aforismi per raccontare e raccontarsi.
Claudio Giombi nasce a Trieste nel 1937. A 17 anni lascia la scuola e fa il fattorino telegrafico alle Poste, per pagarsi lo studio del canto privatamente presso la Scuola del M° Bevilacqua. Il suo sogno è quello di poter rivedere il padre rimasto nel 1943 a New York e cantare per lui al Metropolitan.
A 21 anni, nel 1958 debutta come baritono solista al Teatro Verdi di Trieste nell’opera “Monte Ivnor” di Lodovico Rocca. Si alterna come cantante e attore presso diverse compagnie di prosa, canta nelle Operette, partecipa ai primi musical in Italia, come in “Kiss me Kate” di Col Porter, nel “Pipistrello” di Strauss, “La bella Elena” di Offenbach. Vince due Concorsi internazionali, e nel 1966 debutta alla Piccola Scala nell’opera “L’albergo dei poveri” di Testi diretto da Gianandrea Gavazzeni, che lo richiama alla Scala in “Madame Sen Gene” di Giordano.
In quel teatro partecipa quasi ininterrottamente per oltre trent’anni come solista in molte produzioni con i più importanti direttori che lo richiedono per le sue interpretazioni. Diventa il Benoit preferito da von Karajan e Carlo Kleiber, che lo vogliono nelle loro “Bohème”. Quest’ultimo gli dimostra la sua simpatia invitandolo a Cantare al Metropolitan, dove può realizzare il suo sogno a cinquant’anni. Insegna presso diverse scuole di canto e tiene corsi in Finlandia, Corea, Giappone. Tre anni fa pubblica il suo primo libro biografico “La mia strada nel bosco” per le Edizioni Lettere Scarlatte a Trieste. Ed ora a 86 anni ha raccolto la testimonianza della sua vita in questa clessidra.
Ingresso libero fino ad esaurimento di posti disponibili
Consigliata la prenotazione (indicando nome, cognome e recapito telefonico) all'indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
L'Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi”