RACCONTA L’OPERA : “LA SONNAMBULA”
Giovedì 4 maggio 2017 alle ore 17.30,L’incontro, col supporto di esempi musicali e video, sara’ curato da Elisabetta D’Erme e vedrà la partecipazione del baritono Filippo Polinelli quale ospite d’onore.
Giovedì 4 maggio 2017 alle ore 17.30,nell’ambito dei “Lunedi’ dello Schmidl” il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, in collaborazione con l’ Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro G.Verdi , invita a “RACCONTA L’OPERA”, nuovo appuntamento del nuovo ciclo di guide all’ascolto, dedicato a “LA SONNAMBULA” di Vincenzo Bellini. L’opera, nella produzione firmata da Giorgio Barberio Corsetti, sarà in scena dal 5 al 13 maggio al Teatro Lirico G.Verdi di Trieste sotto la direzione del Maestro Guillermo Garcia Calvo. L’incontro, col supporto di esempi musicali e video, sara’ curato da Elisabetta D’Erme e vedrà la partecipazione del baritono Filippo Polinelli quale ospite d’onore.
La vicenda de “La Sonnambula”, il cui libretto si deve a Felice Romani, è tratta da “La Somnambule, comédie-vaudeville” di Eugène Scribe e Germain Delavigne del 1819, nonché da “La Somnambule ou L’arrivée d’un nouveau seigneur, ballet-pantomime” dello stesso Scribe e Pierre Aumer del 1827. Nel 1831 Vincenzo Bellini compose l’opera in soli due mesi mentre si trovava a Moltrasio sul lago di Como, ospite nella villa dei Conti Lucini Passalacqua e vicino alla residenza di Giuditta Turina, una giovane dama con cui intratteneva una relazione sentimentale. Inizialmente il duca Litta di Milano aveva commissionato al compositore catanese un’opera tratta da “Hernani” di Victor Hugo (in seguito musicato da Giuseppe Verdi) ma l’opposizione della censura austriaca spinse il musicista ad abbandonare il progetto originario e a scegliere, anche su suggerimento di Felice Romani, un soggetto di carattere pastorale e idilliaco. Comunque parte della musica già composta per “Hernani” fu impiegata proprio nella “Sonnambula” e, successivamente, anche nella “Norma”. In questo contesto, il tema del tenero e contrastato amore tra Amina ed Elvino offri’ a Bellini il destro per esaltare la propria vena lirica : la tipica lunghezza della frase melodica si coniuga con un andamento vocale languido e divagante, dove l’orchestra si limita ad accompagnare le voci con mirabile semplicità. La partitura, ricca di pagine famose come “Prendi l’anel ti dono”, “Come per me sereno”, “Vi ravviso o luoghi ameni”, culmina in una delle più sublimi arie per soprano ovvero la celebre “Ah, non credea mirarti” che la protagonista Amina canta in stato di sonnambulismo. L’opera debutto’ al Teatro Carcano di Milano il 6 marzo del 1831 con un cast stellare come il soprano Giuditta Pasta nel ruolo del titolo, il mitico tenore Giovanni Battista Rubini quale Elvino e il basso Luciano Mariani nel ruolo del Conte Rodolfo. Dedicata da Bellini all’amico musicista Francesco Pollini, l’opera ottenne un grandissimo successo sin dalla prima rappresentazione, diventando in seguito uno dei titoli di riferimento della grande tradizione belcantistica italiana.
Patrizia Ferialdi
per “Associazione Triestina Amici della Lirica Giulio Viozzi”
Trieste, 21/04/2017