RACCONTA L’OPERA : “GIANNI SCHICCHI” e “CAVALLERIA RUSTICANA”
Martedi’ 21 febbraio 2017 alle ore 17.30 L’incontro sara’ curato da Oscar Cecchi (Gianni Schicchi) e Giulio Delise (Cavalleria Rusticana) e vedrà la partecipazione di ospiti d’eccezione come il regista De Lucia, il soprano Dimitra Theodossiou e il sovrintendente Stefano Pace.
Martedi’ 21 febbraio 2017 alle ore 17.30 il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, in collaborazione con l’Associazione Triestina Amici della Lirica “Giulio Viozzi” e la Fondazione Teatro “G. Verdi”, invita a “RACCONTA L’OPERA” per l’appuntamento straordinario dedicato a “GIANNI SCHICCHI” e “CAVALLERIA RUSTICANA”.
I due atti unici, nella produzione firmata da Antonio Carlo De Lucia, saranno in scena il 23 e 24 febbraio al Teatro Lirico G. Verdi di Trieste sotto la direzione del Maestro Francesco Ledda. L’incontro, col supporto di esempi musicali e video, sara’ curato da Oscar Cecchi (Gianni Schicchi) e Giulio Delise (Cavalleria Rusticana) e vedrà la partecipazione di ospiti d’eccezione come il regista De Lucia, il soprano Dimitra Theodossiou e il sovrintendente Stefano Pace. “Gianni Schicchi”, opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano ispirata al trentesimo canto dell’Inferno dantesco, fa parte del famoso Trittico pucciniano, che venne rappresentato per la prima volta al Metropolitan di New York il 14/12/1918. In Italia debutto’ l’anno successivo al Teatro Costanzi di Roma sotto la direzione di Gino Marinuzzi, subentrato a Arturo Toscanini dopo che il celebre direttore si vide revocata la scrittura a causa di aspri dissapori con Giacomo Puccini. Il compositore ebbe da subito un rapporto d’amore/odio con questa partitura, lontana dagli argomenti drammatici e tragici delle altre sue opere, peraltro ben collocate nella temperie decadentista dell’epoca, da cui affiora la sua inarrestabile voglia di vivere e di allegria, dove il grottesco prevale sul buffo e i risvolti morali vengono sottolineati con piglio tagliente. Sul palcoscenico affollato di personaggi spicca la figura di Lauretta, cui è riservata la romanza più famosa dell’opera che è “O mio babbino caro” , mentre al baritono protagonista viene richiesta una duttilità vocale particolare, in grado di passare con agilità istrionica dal canto melodico al falsetto e pure al declamato di alcune scene, nonché un disinvolto approccio scenico. La prima rappresentazione di “Cavalleria Rusticana”, - libretto di Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci, tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga - si ebbe invece il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, in un panorama musicale dominato da compositori come Puccini, Boito, Giordano e Ponchielli. Fin da subito l’opera riscosse un enorme successo e fu considerata una rivelazione, un capolavoro al limite del caso e dello scandalo, regalando immediata fama al giovane Pietro Mascagni, compositore fino ad allora pressoché sconosciuto. Soggetto drammatico, ambiente popolare, accesa passionalità costituiscono la cornice entro cui si muovono le coppie di protagonisti Turiddu e Santuzza, Lola e Alfio, interpreti di arie celeberrime come “Voi lo sapete, o mamma”, “Addio alla madre”, “Viva il vino spumeggiante”, modulate su una linea di canto spontanea e irruente, spesso sospinta verso il registro acuto con slancio e forza. Ma il compositore livornese si fa qui apprezzare anche per la coinvolgente presenza del coro, ricorrente in tutto l’atto a rafforzare il senso del popolo in scena, e per gli ampi squarci sinfonici “inseriti quasi a dimostrazione che un musicista che volesse essere moderno non poteva – dopo l’esempio wagneriano- non affidare all’orchestra un ruolo di spicco in una rinnovata concezione dell’opera in musica”.
Patrizia Ferialdi
per Associazione Triestina Amici della Lirica “G.Viozzi”
Trieste, 14.02.2017