IL PICCOLO - 28 settembre 2015

Patrizia Ferialdi intervista STEFANO SECCO per IL PICCOLO di Trieste in occasione del Recital “Crescendo” in programma al Ridotto del Teatro Verdi (versione “integrale”!)

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Patrizia Ferialdi intervista STEFANO SECCO per IL PICCOLO di Trieste in occasione del Recital “Crescendo” in programma al Ridotto del Teatro Verdi (versione “integrale”!)

“E’ uno dei cantanti più tecnicamente preparati attualmente in circolazione. Il suono totalmente ‘avanti’ immascheratissimo, una tecnica respiratoria da manuale e una fonazione sul fiato gli permettono di emettere suoni omogenei in tutta l’estensione, con un registro acuto ricchissimo di armonici….” così dicono di lui nelle entusiastiche recensioni postate sul web, ma i commenti positivi si possono leggere pure sulla carta stampata, a voler citare il giudizio espresso da Paolo Isotta, autorevole critico del Corriere della Sera, che di lui scrive : “ è autentica voce italiana e sarà il migliore tenore lirico nei prossimi anni”.

Un giudizio preannunciato e condiviso anche dai melomani triestini, che lo hanno premiato come miglior tenore della stagione lirica 2011 per la ragguardevole prestazione offerta nella ripresa de “I Due Foscari”, allestita con grande successo di pubblico e critica dopo un’assenza durata quasi trent’anni. Stiamo parlando di Stefano Secco, figura di spicco nel panorama tenorile internazionale, domani sera a Trieste per un recital – organizzato dalla Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste in collaborazione con l’Associazione Triestina Amici della Lirica “G.Viozzi” – che si terrà nella Sala Victor De Sabata, Ridotto del Teatro Verdi , con inizio alle ore 20. Al concerto, che si avvarrà dell’apporto pianistico di Adele D’Aronzo, prenderà parte anche il mezzosoprano Sarah M. Punga, nota al pubblico di Trieste per aver cantato, giovanissima, il ruolo di Olga nell’”Evgenij Onegin” del 1995/96 alla Sala Tripcovich, per il quale è stata poi premiata dagli Amici della Lirica come migliore giovane interprete.

Si potranno ascoltare arie romanze e duetti, da Tosti a Mascagni, da Verdi a Puccini, in un “Crescendo” di emozioni musicali che approderà nelle note passionali della Carmen di Bizet. “Ho scelto di intitolare così questo programma – spiega Secco – perché chiaramente suonava bene musicalmente ma anche perché è il titolo del mio primo CD che uscirà a Natale (per la casa discografica Delos Records e con la direzione del Mo. Orbelian, ndr.), in cui, attraverso sedici brani, ho potuto affrontare un excursus musicale proprio come un crescendo di studio e di maturità vocale.”

  • Quindi, nel suo repertorio, non solo opera ma anche liederistica e romanze da salotto…
  • “Certamente. In verità non ho mai affrontato la liederistica tedesca ma ho inciso, per la Naxos, diversa musica da camera di Tosti Mascagni e Puccini. E’ un genere che sento molto vicino per la dimensione di intimità che sa creare, c’è bisogno anche di cantare piano, quasi sussurrato, che di solito in teatro, con l’orchestra, non è possibile. E diciamo pure che è anche la dimensione più giusta per cantare col pianoforte, in una sorta di relax vocale e spirituale. “
  • Tranne due arie di Tosti all’inizio, la prima parte del programma è tutta dedicata a Verdi…
  • “Io amo molto Verdi, perché insegna davvero a cantare. La sua è una scrittura che insiste sulla zona di passaggio, che è molto importante perché va cantata non al massimo della voce e il suono deve essere ben legato… Certo ci sono anche le frasi puntate e accentate ma, nel complesso, ci sono queste grandi frasi legate specialmente nei cantabili che ti aiutano a dosare il fiato soprattutto nella zona di passaggio, appunto”.
  • E poi, nella seconda parte, si passa al verismo. Come lo gestisce tecnicamente questo salto interpretativo?
  • “La base deve essere sempre il belcanto nel senso di suono appoggiato bene ma qui, poi, va calcata la pronuncia e bisogna andare quasi sul declamato.”
  • Lei ha fatto anche repertorio francese. Quali difficoltà incontra il cantante italiano in questo ambito ?
  • “Più che altro è uno stile molto diverso, primo per la pronuncia che molte volte e’ nasale e poi c’è molta linearità e la parola è molto meno scandita rispetto al declamato italiano che, nelle opere francesi, praticamente non c’è tranne certi momenti di Carmen che ha delle parti veriste. Se, per esempio, prendiamo la romanza di Don José questa è un esempio di linearità dall’inizio alla fine…e anche l’aria di Romeo è così, fatta di colori e accenti musicali ma niente declamato.”
  • Come descriverebbe le caratteristiche della sua voce anche in relazione del repertorio che sta affrontando ?
  • “La mia voce dagli inizi a oggi è cambiata moltissimo e non so neanche spiegare veramente cos’è successo….diciamo che in certe zone ha trovato molto sfogo ovvero si è espansa nel settore acuto ma poi anche il centro si è irrobustito per cui direi che, nel complesso, la mia voce è sempre di tenore lirico. E diciamo che quello che cerco tutti i giorni è un suono limpido che si basa sullo squillo e sul timbro piuttosto che su grandi cavità o suoni più prevalenti di petto. In definitiva direi che la mia è una voce all’italiana, limpida chiara e di squillo, distante dalla risonanza alla tedesca, tutta chiusa, o di natura baritonale che non mi appartiene proprio.”
  • Quando studia un nuovo personaggio si ispira a qualche grande cantante del passato ?
  • “Diciamo che sento un po’ tutto quello che è successo… di solito ascolto molto Caruso che ha inciso tanto ma anche tutti gli altri, come Corelli Pavarotti e Domingo. Oggi su You Tube si trova tutto…mi piace ascoltare, spartito alla mano, tanti tenori nella stessa romanza perché ognuno ha qualcosa da suggerire, percio’ se mi interessa qualcosa me lo segno e poi cerco di riprodurlo.”
  • C’è un ruolo a cui si sente più legato ?
  • “ Rodolfo nella Bohème, perché è stato il primo grande ruolo in assoluto, debuttato Parma.”
  • Nell’economia di uno spettacolo, quanto conta l’interpretazione scenica e l’apporto registico?
  • “Direi che conta tanto e il regista è fondamentale sia per le indicazioni sulla posizione da tenere in palco sia perché molte volte ti fa cogliere e capire qualche intenzione che ti è sfuggita ed è, invece, molto interessante da piazzare nell’opera. Purtroppo però lo stravolgimento registico è diventato una moda, e qui la cosa diventa una forzatura : la maggior parte dei registi cerca di fare cose che facciano scalpore, che non passino inosservate anche in senso negativo, hanno paura di fare una regia che fila via dritta, dove puoi ascoltare le voci e apprezzare la messinscena nel complesso. Ho incontrato registi che hanno stravolto testo e temperie psicologica dell’opera, ricostruendo uno spettacolo alla fine del tutto campato in aria.”
  • Ha un ruolo che è ancora rimasto nel cassetto ?
  • “Sicuramente Manrico del Trovatore, è un ruolo che non ho mai eseguito e che debuttero’ a Graz tra un paio d’anni. Intanto nel concerto di Trieste ho inserito il duetto con Azucena del secondo atto.”
  • Oltre a cantare lei si è pure diplomato in percussioni al Conservatorio sotto la guida di Tullio De Piscopo, come mai questa scelta?
  • “E’ presto detto. In casa sono cresciuto con mio padre che ascoltava lirica e mio fratello, che da sempre suona la chitarra pop, tutti gli altri generi. A sedici anni, dopo gli studi di pianoforte, mi è scoppiata la passione per i ritmi e ho avuto la fortuna di incontrare Tullio De Piscopo che, per me, è stato fondamentale. Prima sarei stato troppo timido per salire su un palcoscenico invece, grazie a lui che mi ha trasmesso questa voglia di fare, ho potuto realizzare la mia grande passione, ovvero prima il ritmo e poi il canto. Inoltre è stato una guida anche umanamente.”
  • Cosa prova nel ritornare a Trieste a distanza di quasi cinque anni dal successo de “I DueFoscari”i ?

“ Sono davvero felicissimo! I Foscari hanno rappresentato una tappa importantissima nella mia carriera perché per me era il debutto nel ruolo di Jacopo, una parte che mi interessava moltissimo da sempre. Ricordo che, da bambino, ascoltavo un cd Decca di brani inediti cantati da Pavarotti con la direzione di Abbado in cui c’era proprio l’aria di Jacopo Foscari, anche se con un’altra cabaletta, e ricordo che mi colpi’così tanto da avercela sempre in testa. Così, quando mi hanno chiesto se volevo fare i Foscari a Trieste, ero così contento che ho studiato la parte in quattro e quattr’otto. E poi ho anche il bellissimo ricordo di esser risultato il miglior cantante della stagione lirica.”

Il concerto di Stefano Secco e Sarah M.Punga si preannuncia un evento davvero speciale, ideale preludio all’imminente stagione lirica che si aprirà a fine ottobre col mozartiano “Don Giovanni”.

L’ingresso è a pagamento al prezzo unico di euro 15,00, ridotti €. 10,00 per gli abbonati alla stagione lirica, per i soci dell’Associazione Triestina Amici della Lirica G.Viozzi e i minori di 26 anni. Copie dei CD di Stefano Secco sono in vendita da oggi presso la Libreria Minerva di via San Nicolo’ 20 dove, venerdì mattina, gli artisti aspetteranno i loro fans per una sessione di autografi.

Patrizia Ferialdi

Trieste, 28 settembre 2015

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